Sanità, la nota dell'assessore Scarabeo sul Piano operativo 2013-2015

Scarabeo: «Non si può prescindere da un razionale decentramento di strutture pubbliche sul territorio regionale»
Scarabeo: «Non si può prescindere da un razionale decentramento di strutture pubbliche sul territorio regionale»

«Diventa difficile tornare a parlare di sanità in un momento in cui i problemi, più che  affrontati, dovevano essere già risolti. Non certo lo saranno con il nuovo Piano operativo 2013 - 2015,  che ha predisposto una nuova riorganizzazione dei servizi e delle strutture senza che vengano garantiti i risultati che si vogliono ottenere. Infatti, il documento, non trova accordo da nessuna delle parti interessate, in primis i cittadini, e diventa perfino inutile discuterlo, anche perché, nonostante il Piano, si continuano a registrare disservizi e la qualità dell'offerta diminuisce sempre più. 
 
Defezioni di tipo logistico e funzionale, sia nelle attrezzature - cosa grave - che nelle strutture ospedaliere, il tutto contornato da un dato che crea imbarazzo e rabbia: un costo esagerato per le casse regionali e per i cittadini attraverso il pagamento del ticket sanitario e le imposte, a fronte di una qualità  discutibile. Fatte le dovute eccezioni, viene fuori un quadro allarmante  cui dare, con coraggio e con senso di responsabilità, una risposta immediata ed efficace. 
 
Il confronto tanto auspicato, purtroppo, non c'è stato. L'atto presentato è una scelta non condivisa dall'intero Molise, personalmente ne sono rammaricato, perché poteva essere l'occasione per la politica, i cittadini, le parti sociali, gli operatori del settore, in cui riuscire a far combaciare le esigenze e i costi di gestione senza generare tutte le forme di protesta che da ogni angolo della regione si stanno levando. Dispiace, pertanto, assistere ad un'agonia lenta della sanità pubblica, che non riesce a dare le giuste risposte al territorio che già soffre, per  altre problematiche, ugualmente importanti. 
 
Mi rendo conto, però, che ci troviamo di fronte ad una situazione che forse, soltanto con un colpo di spugna netto, vigoroso, coraggioso, si potrebbe iniziare a risolvere, mettendo in piedi, finalmente, l'operazione rilancio. Un repulisti vero e proprio, guardando dentro ogni singolo ufficio, reparto, capire dove si spende, sprecandolo, il denaro pubblico, premiando  solamente chi lavora con coscienza e professionalità e chi si impegna anche oltre le proprie mansioni per lo stipendio che percepisce, in silenzio, senza altri privilegi, se non quelli conquistati con l'impegno e senza gli odiosi comportamenti che rispondono ancora a certe logiche clientelari che ci hanno portato a queste condizioni. 
 
Non un semplice e personale sfogo, questo, ma l'eco di una forte presa di posizione di tutti i cittadini molisani che hanno creduto che la nuova classe politica dirigente di questa regione fosse in grado di cambiare le cose. Io dico che ne siamo capaci, ed è proprio quello che vogliamo si faccia, da subito, anche perché  eravamo partiti dall'idea di  migliorare la sanità pubblica attraverso la qualificazione e il potenziamento delle strutture ospedaliere esistenti, pensando di ottimizzarne la gestione e finalmente provare ad offrire una sanità d'eccellenza anche se ben misurata su tutto il territorio regionale. 
 
Una sfida che il popolo molisano ha voluto premiare, ecco perché va pensata una sanità diversa, molto più vicina alle esigenze di una popolazione che non può spostarsi da Venafro a Termoli e viceversa per un semplice esame o un ricovero per controlli di routine. Il sistema sanitario molisano va rivoltato come un calzino, va dato un chiaro messaggio di rifondazione totale, ma tagliare le strutture, limitare i servizi non colma il buco milionario dovuto alla gestione sbagliata delle risorse umane e professionali, alla cattiva manutenzione dei macchinari e delle strutture, alla lunghe liste d'attesa, al ritardo con cui si prendono certe decisioni. 
 
Occorre tracciare una mappa che preveda su tutto il territorio regionale, la presenza di strutture modellate sulle reali necessità di cui hanno bisogno i cittadini, con poli sanitari specifici e, soprattutto, con la certezza di essere in grado di offrire i livelli minimi di assistenza. Questo può essere fatto anche se è in piedi un doloroso programma di contenimento della spesa sanitaria, perciò va fatta una considerazione che deve essere chiarita una volta per tutte: che grado di importanza si vuole dare alla sanità pubblica molisana? E' possibile pensare ad una rete sanitaria capace di offrire servizi idonei al rispetto del diritto alla salute? Quali risposte la politica vuole dare ai cittadini in  questo senso?
 
Il gravoso problema  che interessa la sanità regionale è figlio di scelte che non hanno tenuto conto delle reali esigenze del territorio, personalmente. Pur non contrario ai diktat imposti dal contenimento della spesa e dalla necessaria riorganizzazione ed ottimizzazione dei servizi -  ma qui si parla di assistenza offerta dagli ospedali pubblici che devono garantire il reale diritto alla salute - penso che vadano rispettati gli impegni assunti nei confronti dei cittadini sul riordino di queste strutture e anche sul rapporto tra sanità pubblica e sanità privata che vede quest'ultima prevaricare fortemente la propria incidenza rispetto alla prima. 
 
Questo sbilanciamento continua a creare problemi, generando uno scompenso che non rientra minimamente nei parametri tra posti letto pubblico-privato  confermando che si può entrare in un circolo vizioso dal quale sarà sempre più difficile uscirne. La rimodulazione dei servizi, proposta dal programma Operativo 2013 -2015 negli ospedali  di Venafro, Agnone, Larino, con evidenti tagli di posti letto,  avrebbe una  logica allorquando i servizi erogati dalle altre strutture più grandi, Campobasso, Termoli e Isernia, fatte le dovute eccezioni, rientrano negli standard  di un adeguato livello di assistenza e, soprattutto, non creano ulteriori disagi ai malati i quali devono aggiungere ai propri problemi di salute anche quelli legati a spostamenti tra ospedali, come si registra, ultimamente. 
 
Va detto, per onestà intellettuale, che alcune discipline altamente specialistiche possono anche non rientrare nel computo di questi parametri, per questo ribadisco che la collaborazione della sanità privata è comunque necessaria ed importante ma, considerando il forte sbilanciamento dei posti letto a favore del privato, viene spontaneo recriminare su quanto si sta perpetrando a danno delle aree interessate dal ridimensionamento delle strutture pubbliche.
 
La Regione Molise registra una spesa sanitaria pro capite elevata, che è inversamente proporzionale alla qualità dei servizi offerti. Si capisce bene, quindi, che la lettura di questo dato fa emergere che i posti letto non sono adeguatamente distribuiti, con evidenti disagi nei confronti dei malati e delle proprie famiglie. Per questo, prima ancora di tagliare semplicemente, sarebbe opportuno analizzare ogni singola realtà, seguendo criteri che tengano conto, certamente  delle esigenze di bilancio, ma anche e soprattutto  di quelle legate ai bisogni dei cittadini. 
 
Allora, prima di affrontare la questione dal punto di vista contabile, è importante  recepire le istanze di questi ultimi che sono propedeutiche e vincolanti rispetto alle scelte che si andranno ad operare: il tutto  per rendere  la sanità pubblica il valore aggiunto della Regione Molise e non l'annoso problema da risolvere. Le chiusure di ospedali territoriali, così come dicono i numeri del Piano sanitario, non fanno altro che peggiorare la situazione, perché riverberano i loro effetti negativi, in termini di qualità dei servizi offerti, su tutto il sistema sanitario regionale che non è organizzato a recepire l'aumento di prestazioni e richieste di ricovero che il ridimensionamento sta determinando. 
 
Facciamo un passo indietro e ripensiamo le strutture che si vogliono dismettere invece che semplici Ospedali di comunità, come per esempio il Santissimo Rosario di Venafro, il Caracciolo di Agnone o il Vietri di Larino, come  Poli sanitari d'eccellenza che, insieme alla erogazione dei servizi minimi assistenziali, rappresenterebbero una presenza sanitaria di qualità e una migliore organizzazione dell'offerta, rendendo meno disagiate intere aree e migliaia di cittadini e riaffermando il concetto che la funzionalità del comparto sanitario, non può prescindere da un razionale decentramento di strutture pubbliche sul territorio regionale. 
 
Le lotte, le proteste dell'intero Molise hanno portato all'attenzione della politica regionale la necessità che un territorio come il nostro non può essere privato dei  servizi minimi di assistenza sanitaria: ecco perché il proliferare di Comitati territoriali spontanei in difesa dei vari presidi ospedalieri. Cittadini che si chiedono se per queste strutture si sono fatte le necessarie  riflessioni sul loro futuro che, tra l'altro, è legato in maniera proporzionale con la crescita dei territori di riferimento. Se si è pensato che anche per questo caso, i tagli indiscriminati non combaciano con le necessità di assistenza sanitaria delle popolazioni residenti.
 
Si rende perciò indifferibile iniziare un percorso graduale, efficace di riordino della sanità pubblica regionale, anche attraverso soluzioni che vanno oltre le imposizioni dettate dal rientro della spesa, riconducendo il dibattito e le decisioni in un contesto dagli effetti razionali e rispondenti alle aspettative volute dai parametri ministeriali, ma anche rispettosi delle esigenze e aspettative di tutti i  molisani».
 

                                                                                          Massimiliano Scarabeo

 

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