Il messaggio del Presidente Iorio per il 17 marzo

Iorio ha invitato i molisani ad esporre il Tricolore
Iorio ha invitato i molisani ad esporre il Tricolore

« "...Noi siamo da secoli calpesti, derisi, perché non siam popolo, perché siam divisi...".
Il 17 marzo 1861 rappresenta la realizzazione del sogno patriottico risorgimentale del giovane Goffredo Mameli e di tanti altri sui coetanei che, pieni di impeto, di passione e di romantico idealismo, combatterono per fare l'Italia Unita.


Con il voto del Parlamento di Torino nasce in pratica formalmente il popolo italiano che si riconosce in un solo stato: l'Italia, per l'appunto. Un popolo che conquista, come diceva Cavour, il suo primo bene: la dignità. Quella dignità che gli viene dall'essere finalmente libero dall'occupazione straniera, dalla divisione, dalla frammentazione, da un'economia che in alcune aree era arcaica e feudale, e da un analfabetismo tanto diffuso da raggiungere, in determinate zone della penisola, percentuali esorbitanti e non degne di un paese civile.

Oggi, dunque, festeggiamo l'essere popolo Italiano; l'aver riconquistato, con il sangue di giovani patrioti, la dignità perduta in secoli di invasioni e umilianti sottomissioni. Ma ricordiamo anche i tanti che quando "l'Italia chiamò", si strinsero a "coorte" e combatterono con indomito ardore per la libertà di cui oggi godiamo.
Sicuramente il ricordo di questo fervore patriottico non deve e non può nascondere pagine buie, che pure ci furono, nei primi anni dell'Unità d'Italia.

Forse l'idea di Garibaldi, Mazzini, Cattaneo e molti altri politici, letterati, artisti e imprenditori, non trovò subito spazio nel nuovo Regno dei Savoia. Ci vollero decenni per arrivare, come accadde nella Costituzione del dopoguerra, a scrivere i principi dello Stato, delle Istituzioni, dell'Economia, della Famiglia e della società in generale. Quegli stessi principi che, cento anni prima, erano stati il vessillo per il quale combatté, finanche al sacrificio della morte, una grossa parte della gioventù di allora.
Fatta l'Italia, c'è voluto tempo per fare gli Italiani, come diceva D'Azeglio. Ma credo che quel cammino oggi sia arrivato, pur tra le tante problematicità che vive quotidianamente questo Paese, a buon punto.

Ancora oggi siamo divisi dal punto di vista dello sviluppo e dell'economia tra Nord e Sud. Vale più che mai il richiamo di Don Sturzo a "persuadere il Nord che senza un Mezzogiorno industrializzato l'Italia non potrà risorgere. Dall'altro lato - ammoniva ancora il fondatore del Partito Popolare - tutti i meridionali coscienti, debbono comprendere che è loro interesse organizzarsi, prendere iniziative e assumere le responsabilità".

C'è, dunque ,molta strada davanti al popolo italiano; c'è, ad esempio, la sfida del Federalismo, che deve essere solidale e responsabile. Un Federalismo che deve essere il mezzo e non il fine per una sempre maggiore coesione sociale, territoriale e umana di questo nostro grande Paese. Una sfida che le Istituzioni, sia pubbliche che private, come i singoli cittadini, devono raccogliere e vincere per risolvere i problemi che attanagliano da centocinquant'anni l'Italia e i suoi abitanti.
Riecheggia, dunque, ancora un'ennesima chiamata a "coorte" per vincere la guerra della modernità e della globalizzazione, che la storia pone sul cammino del popolo italiano e dello Stato che lo rappresenta.

Il Molise, per la prima volta, è chiamato a festeggiare questo terzo giubileo, da Regione autonoma dopo essersi separata dall'Abruzzo nel 1963. Sono certo che i molisani vivranno questa giornata con entusiasmo, con partecipazione e con condivisione insieme al resto del Paese.
In questo giorno tutte le Istituzioni regionali e locali sono chiamate realizzare varie manifestazioni.
Mi auguro che la partecipazione a queste iniziative sia molto sentita e che la concordia possa essere l'elemento di unione di un solo grande popolo.

Vorrei poi rivolgere un invito a tutti i molisani affinché festeggino questa giornata apponendo alle proprie finestre il Tricolore. Sarà un modo singolo, e ad un tempo collettivo,  per partecipare direttamente e concretamente ad onorare il centocinquantenario dell'Unità della nostra Nazione.
Viva l'Italia».

 

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