Vitagliano dice "no" al riparto sanitario 2011

L'Assessore regionale alla Programmazione, Gianfranco Vitagliano
L'Assessore regionale alla Programmazione, Gianfranco Vitagliano

Ferma presa di posizione dell'Assessore regionale alla Programmazione, Gianfranco Vitagliano, in relazione all'intesa sul riparto sanitario 2011. Le ragioni del suo dissenso sono contenute in una lettera aperta che pubblichiamo qui di seguito:

«Insieme al Presidente Iorio, che per concomitanti impegni istituzionali ha partecipato ad alcune delle fasi del confronto, abbiamo spiegato le nostre buone ragioni per negare l'intesa, accompagnati in questo da diverse altre Regioni italiane.

Nell'anno in cui si avvia il processo federalistico, è venuta all'esame della Conferenza delle Regioni una proposta di riparto che, nella sostanza, è in antitesi con i principi della riforma.
Non contiene elementi di riequilibrio per le Regioni con oggettivi sottofinanziamenti strutturali; conferma criteri obsoleti ed irrealistici di ripartizione, legati direttamente alla popolazione ed alle sue variazioni, con squilibranti pesature in termini di costi sanitari per fasce d'età; non considera in alcun modo le difficoltà enormi delle piccole Regioni nel raggiungere efficienti economie di scala; porta a quote d'accesso al fondo che innescano meccanismi ai quali conseguono sproporzioni esagerate nell'attribuzione delle risorse; questo doveva essere l'anno del "nuovo", della condivisione di una nuova realistica batteria di criteri utili per una vera coerenza tra fabbisogni locali e risorse.

Alla luce di tutte queste circostanze abbiamo ritenuto, nell'interesse dei molisani, di negare l'intesa.
Cosa succede ora.
Intanto il mancato accordo, che rappresenta un insuccesso della politica, va ricondotto alla sua giusta dimensione.
Né drammi né sottovalutazioni.

La conclusione negativa del confronto tra le Regioni e tra queste ed il Governo, va attribuita alle vere cause: il permanere di divari nell'offerta, implementati di anno in anno da ingiusti riparti; la maggiore sensibilità delle burocrazie ministeriali verso le Regioni a maggiore potere contrattuale, più capaci di gestire conti e rapporti; l'incontestabile storica attribuzione di maggiori risorse alla parte più ricca del Paese; la gestione "muscolosa" dei criteri che più avvantaggiano alcune realtà; il difficile compito di dividersi "orizzontalmente", ed in un confronto breve ed interessato, un fondo che, di per sé, è insufficiente rispetto al fabbisogno sanitario nazionale e, quindi, regionale.
Sul piano finanziario, ora, il Ministero darà esecuzione alla propria proposta di riparto, non condivisa insieme a noi da Regioni importanti.

Vuol dire che cercheremo, in relazione diretta con lo stesso Ministero, di ottenere la partecipazione al riparto di altri fondi disponibili per la sanità in sede nazionale, per le Regioni in cui è in corso il riordino.
Per l'immediato futuro noi pensiamo ci sia bisogno di tesorizzare l'esperienza, di favorire i margini, interni ed esterni alla Conferenza, per recuperare unità e dialogo e, soprattutto, il potere contrattuale nei confronti del Governo.

Ci dobbiamo impegnare per un riparto giusto, che non chieda annualmente un "mercato", che si basi sulle conquiste già fatte relativamente alla introduzione di criteri che tengano conto sì della morbilità e di altri parametri strettamente sanitari, ma anche dell'incidenza della deprivazione, delle diseconomie che attanagliano nella gestione le Regioni piccole, della necessità di oggettivare le pesature economiche dei singoli elementi.

Dobbiamo riprendere subito il lavoro per arrivare all'anno prossimo con un set di parametri equi, solidali e condivisi, con i quali garantire il giusto riparto.
A cominciare da un incarico preciso al gruppo di lavoro costituito dall'AGE.NA.S. (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali) e dai direttori generali delle singole Regioni.
Una cosa è certa: anche questa volta, Iorio ed io, abbiamo salvaguardato con fermezza l'interesse dei molisani».

 

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