Regionalismo, Di Sandro lancia l'appello per la difesa della molisanità

Di Sandro: «Il Molise deve rimanere regione autonoma»
Di Sandro: «Il Molise deve rimanere regione autonoma»

L'Assessore regionale alla Sanità, Filoteo Di Sandro, replica alle  dichiarazioni del  Ministro per la Pubblica Amministrazione e la Semplificazione, Filippo Patroni Griffi, secondo il quale dopo l'intervento sulle Province, sarebbe il caso di intervenire anche sul regionalismo italiano.
«Sarebbe opportuno - ha dichiarato il Ministro in un'intervista al Mattino - riflettere anche sulle Regioni, per ottimizzare le risorse, accentuare la responsabilità nella spesa ed assicurare i migliori servizi ai cittadini».

«Le dichiarazioni rese al Mattino di Napoli dal Ministro Griffi - afferma l'Assessore Di Sandro - non lasciano presagire nulla di buono per la nostra Regione. Ancora una volta, infatti, sebbene nell'ottica di un necessario intervento di razionalizzazione della spesa pubblica, il Governo centrale sembrerebbe puntare il dito contro le piccole realtà che,come già avvenuto finora, sono chiamate a pagare il prezzo più alto. È vero, è assolutamente necessario porre un freno agli sprechi di denaro pubblico che, alla luce dell'emergenza sociale ed occupazionale che stiamo vivendo, non possiamo in nessun modo permetterci; ben vengano, quindi, quegli interventi che consentono al nostro Paese di imboccare la via del risanamento e della sobrietà, ma questo non può avvenire esclusivamente sulla base di calcoli numerici e demografici ed a scapito degli abitanti delle piccole realtà».

«Il Molise -  fa notare però l'Assessore - dopo aver pagato lo scotto del commissariamento nella Sanità (con le relative chiusure di presidi ospedalieri), dopo aver assistito al taglio di una delle sue Province, dopo aver assorbito gli accorpamenti e le soppressioni degli Istituti scolastici, non può più permettersi di far pagare ancora, ai propri cittadini, il prezzo delle sue dimensioni. Il Governo ha chiesto e continua a chiederci sacrifici e li abbiamo accettati, seppur con delle ricadute sociali ed economiche pesanti; adesso è arrivato il momento di opporci a qualunque altra decurtazione. Possiamo discutere assieme la via delle riforme per individuare un modello di trasparenza che consenta anche un controllo più efficiente della spesa regionale, ma la nostra autonomia territoriale va salvaguardata.
 
Le peculiarità culturali, le nostre origini, la storia che preserviamo in ogni angolo dei nostri borghi ci hanno caratterizzato nel corso degli anni animando le lotte per il raggiungimento di "un'indipendenza" territoriale che consentisse il rispetto della nostra "molisanità"; è impensabile che, con una decisione centrale, basata esclusivamente su criteri numerici, si possa pensare di dividere un territorio unito da ragioni più profonde. Inoltre, e non è certo questo un motivo che va considerato in via secondaria, se quest'ipotesi dovesse concretizzarsi, le conseguenze in termini di ricadute occupazionali ed economiche sarebbero drammatiche ed andrebbero a sommarsi alla già difficile congiuntura che stiamo attraversando. Saremmo così costretti a vedere, sempre più spesso, i nostri giovani lasciare la Regione e ad assistere, inerti, alla diminuzione costante della popolazione».

«Alla luce di queste riflessioni - conclude Di Sandro -  non posso che rivolgere un appello a tutte le forze politiche perché, a fronte di una simile minaccia, si mettano da parte le divergenze di tipo ideologico e si cominci a pensare ad una linea comune di "difesa". Mentre cerchiamo, da una parte, di individuare la giusta via per garantire la sopravvivenza della Provincia di Isernia, al fine di salvaguardare, con essa, anche tutte le Istituzioni territoriali correlate (dalla Questura, alla Prefettura, alla Camera di Commercio), dall'altro facciamo in modo di allontanare, in modo chiaro, qualsiasi ipotesi di disgregazione del territorio regionale.
 
Diciamo no alle ipotesi di smembramento e di aggregazione con altre realtà regionali, con uno scatto di orgoglio cerchiamo di non dimenticare le nostre radici e la nostra storia per trovare, compatti, la forza di opporci a queste decisioni dannose per l'economia, per i servizi offerti, per i lavoratori e per i nostri giovani. Tutti a difesa della "molisanità"».

 

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