Mobilità alternativa, Nagni punta sulle greenways

Nagni: «Grennways  come risposta positiva a Tav ed occasione per i territori»
Nagni: «Grennways come risposta positiva a Tav ed occasione per i territori»

Pubblichiamo un intervento dell'assessore regionale ai Lavori pubblici e Trasporti, Pierpaolo Nagni, sulla riconversione delle ferrovie dismesse in vie verdi, le cosiddette greenways, «percorsi dedicati ad una "circolazione dolce" e non motorizzata, in grado di connettere le popolazioni con le risorse del territorio (naturali, agricole, paesaggistiche, storico-culturali) e con i "centri di vita" degli insediamenti urbanistici, sia nelle città che nelle aree rurali». (Associazione Italiana Greenways, 1999).

«Le ferrovie dismesse in Italia rappresentano un patrimonio infrastrutturale unico ed irripetibile. Chilometri e chilometri di tratte non più utilizzate che, però,  restano pezzi di storia del nostro Paese. Vere e proprie opere d'arte e di ingegneria, che hanno dato vita, a partire dal 1800, ad un momento significativo di collegamento e sviluppo per tutto il territorio nazionale.
Partendo dal presupposto che il concetto di dismissione di infrastrutture già esistenti sia di per sé un controsenso,  laddove non sia possibile mantenere attivi i percorsi, al fine di non disperdere le enormi ricchezze che spesso rappresentano, occorre pensare ad una diversa utilizzazione  delle tratte ormai in disuso e delle tratte che si avviano ad essere chiuse.

Abbiamo meravigliose ferrovie che rischiano di scomparire. Penso, ad esempio, alla tratta della Sulmona Carpinone, detta anche la Transiberiana d'Italia, un'opera meravigliosa dal punto di vista architettonico ed ambientale, per la quale stiamo combattendo al fine di evitarne la dismissione, valutando tutte le possibili soluzioni.  In quest'ottica, una delle strade percorribili potrebbe essere  quella di darle una vocazione prettamente turistica pensando magari a pacchetti integrati treno - bici.
Esistono in Italia alcuni esempi di ferrovie turistiche che hanno ripristinato il servizio ferroviario con connotati diversi, più legati ad una fruizione ambientale dei luoghi creando turismo e ricchezza per i territori interessati.

Per le tratte ormai in disuso, invece, una possibilità di recupero è rappresentata dalla trasformazione delle sedi ferroviarie in percorsi verdi per la riscoperta del territorio da dedicare alla mobilità non motorizzata. Il patrimonio a nostra disposizione, fatto di sedimenti continui che si snodano nel territorio e collegano città, borghi e villaggi rurali, di ponti, viadotti, gallerie, stazioni e caselli, è un patrimonio che deve essere tutelato e salvaguardato nella sua integrità .
Quella delle cosiddette greenways è, per la verità, un'esperienza già sperimentata in alcune realtà, sia italiane che europee. In Spagna, ad esempio, la conversione  delle linee ferroviarie in green ways o vias verdes ha visto forti investimenti statali che hanno reso possibile la creazione di una fitta rete di percorsi di mobilità alternativa.


In Italia,  tali percorsi sono distribuiti in tutta la penisola, ma l'assenza di un censimento e il diverso modo con cui vengono denominati rendono spesso difficile la loro individuazione. Purtroppo, va detto, che anche su questo fronte il Decreto del Fare, appena entrato in vigore, lascia a desiderare. Nessun investimento significativo è stato previsto in materia di mobilità alternativa.
Stupisce e dispiace che il Governo nazionale abbia messo uno zero in casella. In un Paese a fortissima vocazione turistica come il nostro, una forte azione indirizzata alla creazione di greenways  rappresenterebbe, credo,  una risposta positiva alla tanto complicata questione della Tav.

Detto questo, nonostante la sostanziale assenza del Governo centrale, diversi Comuni hanno avviato progetti di recupero del prezioso patrimonio infrastrutturale ferroviario, in gran parte riutilizzabile e trasformabile in percorsi verdi con funzione sia ludica che di mobilità locale in bici, a piedi e a cavallo. Ora, però, è necessario che queste coraggiose imprese dei piccoli enti locali vengano supportate anche dalle Regioni che, attraverso la progettazione, hanno maggiore possibilità di accedere a finanziamenti europei. La UE ha infatti istituito la Commissione permanente "Greenways network", tenendo alta l'attenzione sulla necessità di creare reti di mobilità alternativa che possano diventare punto di forza per uno sviluppo sostenibile dei territori».

 

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