Sanità, lettera aperta del presidente Frattura. Il cordoglio del governatore per la morte della signora di Venafro

Il presidente Paolo di Laura Frattura
Il presidente Paolo di Laura Frattura

Nella sofferenza profonda che tutti proviamo per la dolorosissima vicenda di Venafro, nel cordoglio che sentiamo di dover esprimere, c'è tutta la nostra vicinanza più sincera nei confronti dei familiari della signora. Siamo tutti colpiti da questa tragedia.

Non avremmo mai voluto accostarci alla morte di una donna per provare a riflettere, tutti insieme, su che cosa possa significare riorganizzare con una visione leale la nostra sanità. La morte in una sala operatoria, tuttavia, ci chiede, anzi ci impone qualche considerazione diversa da quelle istintive nate attorno a questa ultima tragedia.

Oggi l'ospedale Santissimo Rosario di Venafro è ancora di più una rischiosa polveriera sociale. Cresce, e lo sappiamo, nei cittadini il risentimento di chi si sente abbandonato, tradito. Cresce il timore di curarsi in una struttura che non può assicurare una sanità di eccellenza e non certo per la professionalità di medici e infermieri. Ed è questo il punto: ai medici come agli infermieri vanno assicurate le condizioni per poter intervenire bene. Il punto ancora è abbandonare le illusioni e tutelare la salute pubblica.

Nessuno di noi potrà mai sapere che cosa sarebbe potuto accadere se l'intervento fosse avvenuto in un centro ospedaliero dotato del reparto di rianimazione. Sarebbe stato un passaggio vitale o forse no. Non lo sapremo mai, perché a Venafro oggi non c'è la rianimazione e a nulla è servito l'arrivo tardivo all'ospedale di Isernia.

La risposta più facile da parte nostra dovrebbe essere quella che ora accontenta la rabbia giustificata di una città intera: la promessa di una battaglia comune per un ospedale con tutte le funzioni e tutti i reparti. Questa risposta però sarebbe un inganno.

Nei ripetuti incontri con la popolazione di Venafro, con il comitato del Santissimo Rosario, abbiamo sempre prospettato la necessità di una riorganizzazione integrata con l'ospedale di Isernia. Una riorganizzazione che non può essere ridotta a una corsa disperata contro il tempo in ambulanza. Non è così che si tutelano la vita dei pazienti, oggi purtroppo ne prendiamo tutti atto con uno schiaffo alla vita senza ritorno. L'ospedale sotto casa non è garanzia di nulla.

La vita dei pazienti, il loro diritto alla salute, lo garantiamo se troviamo il coraggio, davvero tutti insieme, di pensare a una sanità funzionale, di pari accessibilità per tutti. Con interventi chirurgici possibili solo dove ci sono tutte le condizioni per assicurare ciò che serve. Per recuperare l'imprevisto, per contrastare il quadro clinico che all'improvviso precipita, perché questa è la realtà.
La razionalizzazione non è uno spauracchio per scaricare colpe e responsabilità. La razionalizzazione, che nessuno di noi deve vivere come taglio e chiusura, ma come uno schema diverso, con una distribuzione altra delle prestazioni, può essere e, ne siamo convinti, un'occasione per allontanare il dolore e l'imbarazzo che oggi proviamo per la signora e per i suoi familiari.  

Gli inviti ad alzare la voce non ci restituiscono la vita, gli impegni a trovare soluzioni condivise per una sanità efficiente e di qualità, al contrario, sono la sola via di uscita che abbiamo per non parlare più di malasanità nel nostro Molise.

Paolo di Laura Frattura

 
 
 
 

condividi

Valuta questo sito: RISPONDI AL QUESTIONARIO