11 anni dal sisma, Frattura: il dovere di riportare la vita

Il crollo della "Jovine"
Il crollo della "Jovine"

Luca, Morena, Valentina, Raffaele, Paolo, Antonella, Maria, Michela, Valentina, Giovanna, Martina, Giovanna, Maria, Luigi, Maria Celeste, Sergio, Antonio, Luigi, Gianni, Antonio, Gianmaria, Luca, Melissa, Lorenzo, Giovanna, Costanza, Domenico, Umberto e la maestra Carmela.

Splendidi adolescenti del nostro pensiero, piccole donne e piccoli uomini, che da undici anni ricordiamo solo nel sorriso pieno della loro infanzia negata e della vita rubata.
Non li abbiamo visti crescere, correre e giocare, i nostri bambini, non li abbiamo visti diventare gli splendidi adolescenti che accarezziamo nella fantasia, piccole donne e piccoli uomini.

I nostri ragazzi sono qui, in mezzo a noi, come sogni, immagini uniche, che mai ci abbandoneranno.

Cari colleghi, oggi come undici anni fa, siamo, tutti, madri e padri, fratelli e nonni dei bambini di San Giuliano di Puglia morti il 31 ottobre 2002 sotto il crollo della scuola Jovine. Fiumi di lacrime per tutte le vittime tra rabbia, disperazione, promesse, impegni e analisi di una tragedia che non doveva avvenire. Fiumi di lacrime, di sdegno e fiumi di inchiostro. Abbiamo detto di tutto, anche lontani dalla retorica, anche con una partecipazione vera, con il cuore in mano. Ma le parole non saranno mai quelle giuste.

Non ci sarà mai consolazione per questa ferita troppo profonda e inaccettabile. Ogni ricorrenza è dolore che si rinnova, ogni ricorrenza è ricordo che fa male.
Celebriamo il ricordo con una giornata ancora e sempre piena di emozione e commozione. Anche di imbarazzo di fronte agli occhi di chi ha accarezzato per l'ultima volta suo figlio undici anni fa.

È l'imbarazzo, che chiameremo anche colpa, per non aver saputo garantire scuole sicure ai nostri bambini. Imbarazzo, colpa e rammarico. È l'imbarazzo, è la colpa della scoperta, dopo la nostra tragedia, di uno stato di degrado strutturale degli edifici pubblici ovunque allarmante nel nostro Paese. Il sacrificio dei bambini di San Giuliano ha portato la coscienza di tanti ad attivarsi per non replicare disastri senza ritorno.
Ancora nei giorni scorsi, purtroppo, cronache sparse da un'Italia malandata di crolli di solai nelle scuole. Inaccettabile. Inaccettabile, immorale, incivile.

Dovremmo essere già tutti a leggere la nuova pagina scritta e scalfita di un'edilizia sicura. E invece il percorso è ancora in fieri. Andare avanti è la nostra più alta missione. Abbiamo detto "mai più" e questo "mai più" guida la nostra azione politica e amministrativa. Nel giusto modo e in una maniera perfettibile, oggi non conta.

Oggi, in questo giorno di lutto per il Molise, per l'Italia e tutta quella parte del mondo che ancora ricorda, conta parlare e guardare alla vita per rispondere alla morte. Non è una missione impossibile. Oggi e sempre conta avvicinarsi ai giovani sopravvissuti di quello scempio già condannato. Dobbiamo farlo per Pompeo e per gli altri ragazzi come lui segnati nel cuore, nella mente e nel corpo da quel terribile evento. È da loro che cogliamo il messaggio più bello, la più grande lezione di speranza che è un brivido per la sua straordinaria tensione. L'amore per la vita, la forza di esserci e farsi sentire.
La nostra San Giuliano, come tutti gli altri centri colpiti dal sisma, sarà una San Giuliano di vita, di attività, di integrazione. Di ritorno alla normalità.

Abbiamo ricostruito e continuiamo a farlo, ma le case vuote non significano nulla. I mattoni hanno bisogno di persone, di giovani, di anziani, di attività, di interessi.
Insieme, tutti insieme, come sempre diciamo, questo futuro sapremo assicurarlo. È questo che tocca a tutti noi amministratori. Polemiche, accuse, ripicche non danno nulla a nessuno di noi. Mettiamole via per sempre.

Un futuro ricco di persone, di intelligenze e talenti, di esperienze diverse che sempre arricchiscono la nostra vita e il nostro cuore, questo è il dono che dobbiamo a San Giuliano e agli altri comuni.

I primi a gioirne sarebbero, ci piace pensarlo, i nostri 27 bambini intanto cresciuti lontano lassù assieme alla loro cara maestra Carmela.
 

Paolo di Laura Frattura

 
 
 
 

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