Pari Opportunità, Giornata contro le mutilazioni genitali femminili

Una pratica che ha già menomato circa 140 milioni di bambine e donne, e che ogni anno ne vede altre 3 milioni a rischio
Una pratica che ha già menomato circa 140 milioni di bambine e donne, e che ogni anno ne vede altre 3 milioni a rischio

La Consigliera di Parità della Regione Molise, Giuditta Lembo, ha partecipato oggi a Roma  all'incontro  organizzato dal Dipartimento delle Pari opportunità della Presidenza del Consiglio finalizzato alla celebrazione della "Giornata internazionale per il contrasto alle mutilazione genitali femminili".

L'obiettivo dell'incontro, oltre al momento meramente celebrativo, è stato quello di condividere le finalità e le modalità di attuazioni dell' "Intesa concernente il sistema di interventi da sviluppare per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno delle mutilazione genitali femminili", recentemente approvata dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato e  le Regioni e le Provincie autonome di Trento e Bolzano.

«Si tratta di una iniziativa importante - ha detto la Consigliera Lembo - in linea con la risoluzione dell'Assemblea generale dell'ONU approvata il 20 dicembre 2012, sulla messa al bando universale di questa pratica, che ha menomato circa 140.000.000 milioni di donne e bambine in tutto il mondo e mette ogni anno a rischio 3.000.000 milioni di potenziali vittime. E' un aggressione dei diritti umani, un abuso irreparabile e irreversibile».

«La giornata del 6 febbraio - ha aggiunto la Lembo - vuole essere anche un rilancio, il coordinamento e la definizione di nuove iniziative affinché la risoluzione ONU sia riconosciuta ed applicata. E' importante agire nella direzione della prevenzione, dell'educazione, la dissuasione, la protezione, il perseguimento dei responsabili e soprattutto l'assistenza alle vittime; e, poi, va sicuramente fatta una riflessione su come assicurare, nel contesto delle migrazioni, il coordinamento tra Paesi limitrofi, considerata la dimensione transfrontaliera del fenomeno».
«Occorre adottare - ha concluse  la Consigliera - un approccio olistico per la condizione delle donne: per primo l'educazione delle donne (per far capire che si tratta di pratiche pericolose per la salute), per  la sensibilizzazione del contesto sociale (gli operatori culturali, ma anche tutte le Istituzioni: polizia, pubblici ministeri, giudici), solo così si può dire di operare nella giusta direzione».

 

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